Anime di vetro by Maurizio De Giovanni

Anime di vetro by Maurizio De Giovanni

autore:Maurizio De Giovanni [Giovanni, Maurizio De]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: 394
editore: emmebooks
pubblicato: 2015-07-29T16:00:00+00:00


27

Era ormai tardo pomeriggio quando un ragazzino a piedi nudi e con indosso una canottiera lacera di almeno quattro misure più grandi della sua entrò di corsa nella stanza delle guardie, al pianterreno della questura.

Aveva il fiatone e precedeva di almeno venti secondi Amitrano, la guardia di servizio al portone. Lo scugnizzo si guardò attorno, fiero. Aveva la pelle bruna come il cuoio vecchio, le ginocchia martoriate dalle sbucciature, i segni di antichi geloni ai piedi, ed era sporchissimo.

«Brigadiere Maione Raffaele!» disse ad alta voce. «Chi è di voi?»

Amitrano lo afferrò per la collottola, alzandolo da terra e ansimando.

«Scostumato, animale, mo’ ti faccio vedere io che succede a non fermarsi al portone, bene facevo a spararti nelle cosce…»

Maione, che stava compilando l’ordine di servizio per l’indomani, alzò stancamente la mano.

«Amitra’, lascia perdere. Io vorrei tanto vedere che succederebbe se si infilasse un malintenzionato, magari per vendicarsi di un arresto o di un fermo. Alla porta, ci state o non ci state è la stessa cosa».

Il ragazzino, per nulla intimorito, disse con voce roca:

«È vero, qua entriamo quando vogliamo noi. E non ci potete fare proprio niente».

Maione alzò il tono.

«Uè, tu non ti permettere, hai capito? Mo’ ti piglio a calci che non ti faccio sedere mai più! Amitra’, mollalo un momento e fammi sentire che dice. Poi sbattilo in galera per un mese, così vediamo chi mette paura a chi!»

Il ragazzino si massaggiò il collo guardando truce la guardia che non lo perdeva d’occhio.

«E già, vi credete che sono fesso? Voi in galera non mi potete mettere perché io non ho fatto niente. Sono venuto solo perché devo dare un messaggio a questo tale brigadiere Maione Raffaele, e mi hanno pagato. Se no mo’ venivo a sentire la puzza che ci sta qua dentro!»

Maione avanzò torreggiando sul bambino, che peraltro non diede segni di timore.

«E vuoi vedere che io, invece di metterti in galera, ti faccio nuovo nuovo di mazzate? Poi dico che sei caduto per le scale mentre ti inseguivamo perché ti eri introdotto in questura senza fermarti all’altolà di Amitrano. Su, facciamo una scommessa?»

Il tono sommesso e l’espressione decisa, più che le dimensioni, convinsero il ragazzo a non tirare di più la corda.

«Insomma, siete voi il brigadiere Maione Raffaele?»

Maione assentì, sfiduciato.

«Sì. E secondo me so pure chi mi manda il messaggio. Comunque parla, su».

Il ragazzino tirò il fiato e declamò:

«Caro brigadiere, vi vuole chi sapete voi nel posto che sapete voi. Che sarebbe quel posto non dell’ultima volta, che ci stava un cameriere che mo’ non è di turno, ma quell’altro posto, dove vi vedeste quella volta che pioveva. Chi sapete voi la riconoscerete subito, perché come al solito è la più bella di tutte. Vi aspetta con ansia. Però mi raccomando, se ci sta qualcuno davanti fate finta di non conoscerla, perché se no siete nei guai tutti e due».

La tiritera era stata recitata come fosse una poesia di Natale, con voce alta e precisa. Il ragazzino era stato ben indottrinato.

Amitrano, valutando l’ipotesi di un appuntamento galante



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